Il caso
Bonnier
Audio e altre case editrici svedesi, titolari di diritti esclusivi di
riproduzione, edizione e messa a disposizione su alcuni audiolibri, chiedono ai
giudici svedesi di ordinare all’operatore internet ePhone la comunicazione dei
dati personali (nome e recapito) degli utenti che, tramite un indirizzo IP da
questo fornito, hanno violato i diritti sulle opere protette.
Gli
audiolibri, infatti, sono stati condivisi senza autorizzazione su un server
internet.
Il giudice nazionale si
interroga sulla compatibilità del diritto svedese con il diritto UE in materia
di comunicazione di dati personali e tutela del diritto d’autore e dei diritti
connessi e la Corte di Giustizia interviene.
La decisione della Corte di Giustizia
Il
principale dubbio del tribunale svedese riguarda la Direttiva 2006/24/CE sulla
conservazione dei dati delle comunicazioni elettroniche.
La
risposta della Corte è precisa: tale direttiva si applica solo ai casi in cui i
dati siano conservati a fini di indagine, accertamento e perseguimento di reati
gravi, per la loro trasmissione alle autorità nazionali. Viceversa, la
comunicazione dei dati in altre circostanze – ad esempio nei procedimenti
civili in materia di diritti d’autore e connessi – è esclusa, perché essa
rientra nell’ambito della diversa Direttiva 2002/58/CE sulla riservatezza delle
comunicazioni elettroniche.
La
Corte fornisce, quindi, una soluzione diversa alla questione, ritenendo
rilevanti sia la Direttiva
2004/48/CE sull’enforcement
della proprietà intellettuale, sia la Direttiva
95/46/CE sulla tutela dei dati personali (oggi sostituita dal Regolamento (UE)
2016/679).
Come
già nei casi Promusicae e LSG Gesellschaft, si conferma che il
diritto UE consente agli Stati di prevedere un obbligo di trasmissione dei dati
personali degli utenti coinvolti in procedimenti civili contro le violazioni
della proprietà intellettuale, a condizione che siano rispettati i diritti
fondamentali alla vita privata e alla tutela dei dati personali e il principio
di proporzionalità.
Secondo
le norme del diritto svedese, il giudice nazionale possiede gli strumenti per
verificare in concreto che tutti gli interessi in gioco siano stati bilanciati.
Per il rilascio dell’ingiunzione di comunicazione dei dati personali, occorrono
infatti indizi reali della violazione dei diritti di proprietà intellettuale,
necessità effettiva delle informazioni richieste e un interesse superiore agli
inconvenienti che possono derivare al destinatario dell’ingiunzione.
Perché questa sentenza è importante?
La sentenza
rappresenta un caso concreto in cui la Corte valuta prevalenti gli interessi
dei titolari dei diritti rispetto alla protezione dei dati personali degli
autori delle violazioni, anche grazie ad una legislazione nazionale molto dettagliata
in materia.
Dopo la
soluzione negativa nel caso Promusicae, quindi, una pronuncia più favorevole ai
titolari dei diritti, importante soprattutto nell’ambito degli illeciti
commessi tramite internet.