08.02.2012

Nuovo Imaie: l’indifendibile posizione del monopolista.

In relazione al Decreto Legge nr. 1/2012 - che sancisce la libertà per gli artisti di scegliere autonomamente a chi affidare la gestione dei propri diritti - Nuovo Imaie ha diramato un documento che riporta la sua posizione contraria.

Riteniamo che le critiche avanzate da Nuovo Imaie siano infondate e semmai rafforzino ulteriormente le ragioni per le quali la scelta di liberalizzazione adottata dal Governo è certamente quella giusta.

1) Non è vero, come invece afferma Nuovo Imaie, che nei Paesi europei il modello imposto per la gestione dei diritti connessi è quello dell’ente unico.
- In Italia le organizzazioni dei produttori discografici sono almeno 4 (SCF, AFI, PMI e Audiocoop): operano da anni e dimostrano nei fatti la piena praticabilità di un modello competitivo; - In Francia le organizzazioni dei produttori discografici e degli artisti sono 5 (SCPP, SPPF, ADAMI, SPEDIDAM e SPRE): dimostrano che persino sul versante degli artisti è stato sperimentato con successo il pluralismo; - Altrove in Europa (UK, Spagna, Grecia, Belgio, Austria, Irlanda, Olanda) abbiamo poi la distinzione tra le organizzazioni degli artisti del settore audio e quelle del settore video: confermano che, anche sotto il profilo delle diverse competenze, è possibile e produttivo valorizzare le specializzazioni, anziché il soggetto unico.

2) La creazione e il mantenimento di un database aggiornato – dice Nuovo Imaie – imporrebbero, per ragioni di costo, il soggetto unico: ciò non è vero
.
Osserviamo che: - Sistemi software e database strutturati sono già stati costruiti e aggiornati dalle molteplici collecting straniere e sono certamente pronti e disponibili per essere utilizzati, in licenza, al miglior prezzo anche in Italia; - Non serve che tutte le organizzazioni abbiano la banca dati di tutte le opere del mondo; basta che ciascuna di esse si organizzi per costituire la banca dati delle opere dei propri artisti e condivida in rete con le altre le rispettive informazioni: ciò produce l’ottimizzazione, senza ridondanze, dell’intero sistema di dati, così come avviene nei rapporti internazionali tra le molteplici società di collecting.

3) Il rischio – paventato da Nuovo Imaie – di una corsa al ribasso dei ricavi e delle tariffe fa confusione sul punto centrale su cui avviene la vera concorrenza tra le diverse organizzazioni di raccolta. La concorrenza, infatti, avviene sul ribasso dei costi provvigionali, non sulle tariffe
: ciascun soggetto collettivo è, all’opposto, naturalmente incentivato a massimizzare i ricavi (nell’interesse dei propri artisti), proprio per garantire attraverso la crescita dei volumi di raccolta la riduzione dell’incidenza dei costi di amministrazione.

4) Quella che Nuovo Imaie chiama “conflittualità tra collecting” per accaparrarsi gli artisti migliori attraverso proposte di ripartizione differenziate si chiama “concorrenza”, che è la condizione perché ciascun artista possa liberamente scegliere l’organizzazione che ritiene migliore per amministrare i propri interessi
. Abbiamo mille banche, mille compagnie di assicurazioni, mille società di servizio in ogni settore; perché dovremmo subire in questo ambito un “servizio unico ed imposto”?

5) Infine, la diversità dei criteri di ripartizione non è affatto un’eccezione impossibile da gestire, ma la regola da sempre adottata ovunque
. Infatti, proprio per la ripartizione dei compensi raccolti dalle molteplici società di collecting nel mondo, ciascuna di esse già oggi adotta il proprio metodo e lo applica naturalmente nei confronti di tutti gli artisti associati alle altre; con ciò dimostrando non solo che non c’è alcun rischio di paralisi quando i criteri sono diversi, ma anche che non esiste il minacciato pericolo di blocco da parte delle collecting straniere (vedi ad esempio il caso del Brasile dove coesistono, regolarmente interconnesse col resto del mondo, numerose società di gestione persino di diritti diversi tra loro: diritti d’autore insieme a diritti connessi).

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