Il caso
La fase
conclusiva della lite tra aziende produttrici di pc, telefoni e altri supporti
elettronici e Siae e Ministero dei Beni Culturali in tema di copia privata si
svolge davanti al Consiglio di Stato, che decide le impugnazioni sulle sentenze
del TAR Lazio (qui e qui).
Ricevuti
i chiarimenti dalla Corte di Giustizia dell’UE richiesti con la decisione
parziale n. 823/2015 e ottenuti nella sentenza Microsoft, la
questione dei compensi per copia privata e degli usi professionali è
definitivamente risolta.
La decisione del Consiglio di Stato
I punti
fermi del caso Microsoft – che ha affermato l’incompatibilità del sistema
italiano di copia privata in caso di usi professionali con il diritto UE – sono
ripresi dai giudici amministrativi.
L’art. 4
dell’Allegato Tecnico al DM 30.12.2009, relativo ai “protocolli applicativi”
di esenzione conclusi tra Siae e produttori di supporti/apparecchi di
registrazione, è annullato per violazione del principio europeo di parità di
trattamento: per il Consiglio di Stato, i protocolli “non sono lo strumento legittimo e idoneo per disciplinare le esenzioni
“ex ante” nei casi previsti”.
Si
conferma, inoltre, l’illegittimità del meccanismo di rimborso in caso di
compenso non dovuto, non effettivo e difficilmente accessibile (soprattutto
alle persone fisiche che utilizzino i dispositivi per uso professionale).
Spetta
dunque al Ministero dei Beni Culturali disciplinare le esenzioni e il rimborso
con un nuovo decreto.
Un
ricorrente, Samsung, chiede anche il risarcimento dei danni derivanti dall’indebito
pagamento del compenso per copia privata per gli usi professionali. I giudici,
però, respingono questa richiesta, sottolineando che, nella prassi, i
produttori traslano il compenso per copia privata sul prezzo del bene e dunque
sono gli utenti finali a sopportarne il costo. Per i produttori, quindi, tale
compenso resta neutro e rende inesistente il danno economico.
Perché questa sentenza è importante?
La
pronuncia chiude il cerchio sul tema dei compensi per copia privata in caso di
usi professionali, completando la sentenza parziale del 2015.
In seguito alla Sentenza, il
Ministero dei Beni e delle Attività Cultuali ha approvato un Decreto che
modifica l’articolo 4 dell’allegato tecnico oggetto del procedimento, con cui ha riscritto
l’intera disciplina con nuove modalità di esenzioni e i rimborsi.